giovedì 9 settembre 2010

Lei mi chiede se ho voglia di accompagnarla al concerto dei Placebo ma non ho il biglietto.
Neanche io - dice. Ce lo ascoltiamo per i cazzi nostri, fuori dal parco. Troviamo un punto tranquillo e isolato dove ce lo possiamo ascoltare bene per i cazzi nostri.
Sono sopravvissuta ad un altro agosto, sono sopravvissuta bene. E' bellissimo girare in macchina con un'amica di cui ti fidi, a fine estate, un'amica che inchioda ai semafori e prende mille multe. Traballo sui tacchi, che non uso da mesi, mi sento irresistibilmente invernale. Disegno sgorbi sul finestrino dopo averci alitato sopra - la mia lingua è irta e tesa, le papille gustative sembrano milioni di capezzoli spigolosi ed appuntiti, fanno male.
Ci sono due motivi per cui i Placebo hanno perso credibilità negli ultimi anni, secondo me.
Qual è il secondo? - le chiedo.
Ho visto recentemente Brian Molko in un'intervista tv senza trucco.
Quaranta euro ai Placebo, con tutto il rispetto, non li do. Sono arrivate quattro multe per la tassa di affitto mai pagata in questi anni - qualcuno dovrebbe spiegare perchè è necessario pagare una tassa di affitto per avere il diritto di vivere in affitto, per l'appunto. Cinquecento bombe di multa. Da quando l'ho scoperto sono terrorizzata anche solo all'idea di cacare nel mio water. Potrei scoprire che depositare la merda senza Speciale Autorizzazione Francobollata ha un prezzo, un prezzo molto alto.
Riusciamo a parcheggiare quasi davanti all'ingresso. Non so quanto questo rappresenti un buon segno. Ho la vaga sensazione di fare una cosa in bilico tra l'infantile e l'imperdibile - come quando, ai tempi del ginnasio, si comprava qualche birra in un bar sfigato e si andava a passare la sera dentro a qualche cimitero. All'ingresso ci sono tre buttafuori, o buttadentro, dall'aspetto poco cordiale. Sembrano dei piccoli nazi in licenza premio con quei crani rasati e le magliette nere, lo sguardo sospettoso di chi parte già prevenuto. In giro non si intravede nessuno: nasce in me il sospetto che si tratti del tour promozionale di Al Bano, o di una data di qualche tribute band attempata di Mario Merola. I tre piccoli balilla spalancano il torace con orgoglio, qui non si passa, baby. Hey, gringo, ma ci hai viste? Ci hai viste bene, gringo? Siamo solo due tipe assonnate e non armate - l'unico oggetto contundente che possiedo è il ferretto del push-up superimbottito. Abbiamo le clavicole ok, i parametri tiroidei nella norma.
Lei ha un piano, lo intuisco dai mille sottintesi dei suoi chiaroscuri maxillo-facciali. Ho imparato a civettare un pochino solo questa estate, ripeto sconclusionatamente alcuni passaggi topici dell'abc della troietta alle prime armi - cerco di rinvigorire quella poca libido che il loro alito vinoso ha ucciso, mi sforzo in mille modi: penso al creme caramel che mi sono fatta prima di uscire e che attende la corretta solidificazione in frigo. Penso alla puntata della signora Fletcher che forse domani riesco a vedere - di solito funziona, nel disperato rinfoltimento della libido calante. Perdio, non funziona.
Qui non si passa, baby. Retrocediamo di qualche metro, ci sediamo per terra, dietro ad una ruolotte parcheggiata. Da lì l'acustica è ottima; stanno suonando bene, Molko canta impeccabilmente. Mi sento fortunata a non dover lottare con una ventina di ascelle puzzolenti. Dopo il concerto di Iggy Pop ricordo di essermi fiondata in bagno a strofinarmi con l'acido muriatico per mezz'ora.
Allocate your sentiment, and stick it in a box. I've never been an extrovert, but i'm still breathing. Alle undici esce un ragazzo, gli chiediamo per quale motivo se ne vada prima della fine. Domani lavoro, devo tornare a casa. Lo dice spalancando le braccia. Avrà venticinque anni, è un venerdì sera, ha pagato quaranta euro per un biglietto. Se fossi un uomo gli piscerei addosso, probabilmente. Dopo alcuni minuti escono un ragazzo e una ragazza abbracciati, seguiti a poca distanza da un gruppetto, e poi via via una scia sempre più folta di persone.
Someone tried to do me ache (it's what i'm afraid of).
I Placebo stanno ancora suonando, e suonano da dio. Cazzo, vivo proprio in Friuli.

4 commenti:

  1. ti amo.
    questo pezzo è magistrale!

    cate tua

    RispondiElimina
  2. tu mi capisci bene. :-) nel frattempo, ascolto in loop "il mangiatore di patate" dei Uochi Toki da giorni. e cammino, cammino - anche da ferma.

    RispondiElimina
  3. è una voce sempre diversa, nei toni e nei fumetti che crea. ma sempre la stessa, meravigliosamente. una specie di miracolo. mi piacciono i rapporti abitativi lunghi, ed anche le case da una sera soltanto... manu

    RispondiElimina
  4. anche a me piace molto quella parte della canzone. e poi: sa fare il pane e la pasta in casa, con cinque euro fa la spesa, ha amato più case che donne... insomma, l'uomo ideale. :-) sara

    RispondiElimina