martedì 22 marzo 2011

Conosco il suono omofobo di queste lingue, lo fiondo oltre il cancello scucendolo in fondi: facevo le moke a razzo cercando di scordare l'ipocrisia - lasciare al di fuori delle mie caviglie e del parquet lo sbrollo - sbrigliavo le paure degli altri svuotandole nei bidoni della raccolta differenziata, oceani blu.
Il riso m'invade capelli - ho amato i caselli, le dogane la frontiera - ero spesso mestruata quando la sondavo: lasciavo indietro scie e i cani mi annusavano sotto.
Sono venuta qui di getto, come acqua; senza preavviso, solo un fiotto rotto e longitudinale - un partire largo e senza fondo.

http://www.youtube.com/watch?v=6aumejrcEHs

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